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FRIULANO |
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Un mito non si costruisce dall'oggi al domani: chiede la complicità del tempo e la suggestione dello spazio. Ma quali sono allora le origini di questo straordinario vitigno? L'immaginario collettivo ne serba infinite. Più pragmaticamente, Il catasto tavolare austriaco lo riconosce ufficialmente nel 1810 e nel 1933 il Dalmasso ne tenta una prima codifica. Certo è che questo grande bianco friulano in cantina non può mancare. Coltivato in tutte le zone vinicole della regione, ha un carattere sempre riconoscibile. Sapienza amore e tecnologia ne hanno fatto un vino che, quando è perfettamente riuscito. Si rivela complesso nel profumo a suggerire la mandorla e al palato diventa morbido pur mantenendo al retrogusto una leggera sensazione ammandorlala. Vino assoluto che detesta le ambiguità e sa ben sostenere i piatti più veri della grande cucina italiana. |
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